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Il libro mette a fuoco l'intersecarsi dei rapporti tra le coppie concettuali credenza-psiche e noncredenza-ragione. Il termine ragione, che nasce in ambito latino, ha una storia sostanzialmente univoca. Quello di psiche una storia più antica e complicata, che lavede inizialmente come soffio vitale, per diventare poi soffio divino (anima) col platonismo e il cristianesimo. Da ciò tutti i posteriori dualismi materia/spirito e simili. La psicologia dell'800 aveva fatto della psiche l'insieme delle funzioni sensoriali,intellettive e affettive, mentre Freud né farà l'insieme delle pulsioni che originano le nevrosi e le psicosi nella discrasia tra un es istintuale e un super-io sociale. La ragione passa così in secondo piano e appare solo come razionalizzazione volta ad auto-giustificare l'irrazionale. Gli studiosi che hanno concorso a questo libro vedono la ragionecome strumento di "controllo-verifica" di ciò che è "reale" e di indagine analitica di ciò che è invece "inventato" dalla psiche, la quale crea favole sull'origine del mondo e dell'uomo dapprima per gratificazione omeostatica, poi per farne credenze condivise, infine per ideologizzarle come verità rivelate.